Noi quest' anno non ci saremo ma si tratta di una bellissima iniziativa...a voi scovare il luogo più vicino dove poter rimediare. Per non perdere il piacere e il divertimento nella notte più corta dell'anno.
Benvenuti nella Libreria Sommaruga
Facciamo, ormai, più di ottant' anni in due e ci siamo - come una coppia ormai "rodata" - da una dozzina d'anni: per caso abbiamo deciso di "tuffarci" in una libreria, come se bastasse la passione per i libri a farci sopravvivere, per poi scoprire che, forse, potevamo farcela davvero.
Da compagne di collegio all' università a socie in affari: un vero "salto del fosso"!
Non è esattamente come scrive Christopher Morley, che "abbiamo tutto quello che desiderate, benchè forse voi non sappiate di desiderarlo" ma crediamo, come lui, che "il cattivo nutrimento dello spirito per via di letture mal scelte è cosa grave" e ci piacerebbe "indicar(vi) delle ricette".
Amiamo il nostro lavoro, ci "prudono" ancora i polpastrelli all'apertura degli scatoloni zeppi di nuovi libri da conoscere, organizziamo (o almeno ci proviamo) incontri con gli autori, animazioni e letture per e con i bambini, prendiamo parte a mostre mercato con le scuole e collaboriamo a numerose iniziative culturali locali.
Siamo felici di avere fatto di questi quasi cento metri quadrati un luogo di incontro, di scambio, di conoscenza e... di letture.
Se passate dalle nostre parti, venite a trovarci, anche se, diversamente dai tempi de "La libreria stregata", "non ci troverete dove più denso è il fumo di tabacco". Peccato, però...
Alda e Michela
Niente da festeggiare ma molto da ricordare
Babelplatz 10 maggio 1933, "Rogo dei Libri"
e oggi Berlino si presenta così...
New York, la riscossa dei piccoli librai
I giganti della grande distribuzione arretrano, incalzati dal successo degli ebook venduti su Internet.
E le librerie di quartiere tornano a respirare
Borders ha chiuso l’intera catena nazionale e Barnes & Nobles ha ridotto i punti vendita a Manhattan, ma in New Jersey come a Brooklyn aprono, una dopo l’altra, piccole librerie indipendenti. La vasta area metropolitana della Grande Mela è il palcoscenico di un riassetto del mercato dei libri che mette in luce alcune sorprese.
I giganti della grande distribuzione arretrano, incalzati dal successo inarrestabile degli ebook venduti su Internet, ma lontano da Manhattan, nelle zone più periferiche dove ancora esiste una vita di quartiere, torna ad affacciarsi la moda dei piccoli negozi di libri, spesso legati anche a un caffè o piccolo ristorante. Oren Teicher, ceo dell’”American Bookseller Association” che riunisce i librai indipendenti, parla al “Wall Street Journal” di “una situazione meno difficile di quella che viene comunemente descitta” perché “a livello di quartiere il libraio continua ad avere una sua funzione”.
Che si tratti di giovani studenti, di pensionati che amano passare il tempo fra i libri o residenti interessati ad un quartiere fatto non solo di fast food, la nuova tendenza è sottolineata dalla recente apertura di “piccoli librai” a Fort Greene, Prospect Height, Bushwick e, sul lato opposto dell’Hudson, Jersey City. Si tratta di piccoli “bookstore” che si specializzano su tipi particolari di volumi, sono di proprietà di singoli o famiglie e sovente offrono ai visitatori anche la possibilità di sedersi per mangiare qualcosa, un caffè o della pizza. Il caso di Jersey City è quello più lampante perché da qui la grande distribuzione dei libri si è ritirata qualche mese fa, senza lasciare eredi apparenti. Ma il tempo ha riproposto la richiesta di libri e così sono sorte, a breve distanza, “Tachair” e “World” iniziando un’agguerrita concorrenza. Si tratta di un libraio di origine irlandese e di un altro italiano.
Entrambi hanno aperto i battenti su richiesta di gruppi di famiglie locali e, a giudicare dall’afflusso di clienti e vendite di libri, la scommessa si sta rivelando vincente. Il motivo del ritorno dei librai nell’Hudson County del New Jersey come altrove a Brooklyn deve essere ricercato nell’estrema frammentazione della grande aerea di New York, che favorisce la creazione di zone nelle quali le “comunità” si ritrovano attorno a pochi servizi condivisi. E i libri sono molto gettonati come vettore di identificazione collettiva. Da qui lo slogan pubblicitario, scritto a mano da Carol e Aleta Valleau sui cartoni per l’inaugurazione di Tachair: “Jersey City ha bisogno di una libreria”.
Maurizio Molinari, corrispondente da New York de "La Stampa"
Noi, in cuor nostro, abbiamo sempre saputo che i librai sono resistenti e tenaci!